Dove c’è acqua c’è vita
DEFINIZIONE DI ACQUA
L’acqua è un composto chimico di formula molecolare H2O in cui due atomi di idrogeno sono legati a un atomo di ossigeno con legame covalente. In condizioni di temperatura e pressione normali si presenta come un sistema bifasico costituito da un liquido incolore e insapore e da un gas incolore (vapore acqueo), ma anche come solido (ghiaccio) se la temperatura è minore o uguale alla temperatura di congelamento.
IL PRINCIPIO DI TUTTO
L’acqua fa parte dei quattro elementi che costituiscono l’universo fisico, secondo la tradizione esoterica, insieme ad aria, fuoco e terra. Anche l’uomo è composto dagli stessi elementi:
• La terra rappresenta il corpo fisico;
• L’aria è la forza vitale;
• L’acqua rappresenta i liquidi che compongono l’organismo;
• Il fuoco è l’energia motrice e attiva.
L’acqua assomiglia all’anima dell’essere vivente, è irrequieta e non ha posa, non si ferma mai, non ha né un principio né una fine, è un elemento dinamico che scorre e può generare trasformazioni, “rappresenta il flusso del divenire”.
Agli inizi della filosofia occidentale Talete di Mileto (VII a.C.) individuò proprio nell’acqua il principio di tutte le cose, l’elemento liquido è presente ovunque è presente la vita.
Il feto si sviluppa e cresce nell’acqua, nel grembo di una futura mamma, il liquido amniotico, composto per la maggior parte da acqua, è indispensabile per l’esistenza stessa di un futuro bambino, lo avvolge, lo protegge e lo nutre. Essendo un liquido ed essendo il corpo della mamma sempre in movimento, anch’esso a sua volta è sempre in movimento, culla il bambino con un ritmo dondolante, ripetitivo, rassicurante, paragonabile all’ondeggiare del mare.
Per nove mesi il feto conosce come unica realtà l’acqua, ci cresce dentro, una volta nato tutto cambia, viene bombardato di suoni, luci, percepisce il proprio peso, non ha più confini, non c’è più il liquido amniotico che fa da filtro ed è per questo che necessita di contenimento. Per esperienza personale ho notato che neonati difficili dacalmare, al momento del primo bagnetto, se fatto con calma e serenità, si rilassano, il neonato ritrova equilibrio e pace interiore, una sensazione di relax sia fisico che mentale, ma non è solo un rilassamento passivo, il movimento dell’acqua crea un massaggio che tonifica l’apparato muscolare, cardiovascolare e respiratorio, aumenta l’ossigenazione, aiuta il drenaggio dei liquidi… È una sorta di ritorno all’ambiente da poco abbandonato.
RITORNO ALLE ORIGINI
Attraverso i corsi di acquaticità il neonato sperimenta un ritorno alle origini, un ritorno in quell’ambiente liquido che lo ha coccolato per nove mesi, ambiente il cui ricordo nei primi mesi di vita è molto vivo, ed è per questo che neonati di pochi mesi hanno meno difficoltà a rapportarsi con l’acqua rispetto a bambini già più grandi, nei quali il ricordo va scemando. Si tratta di una regressione tranquillizzante che mette il neonato in grande intimità con il genitore che lo accompagna.
ALLA RISCOPERTA DELL’ACQUA
Il neonato viene guidato nella scoperta dell’ambiente acquatico dalla mano dei genitori che, a loro volta, esplorano il proprio movimento nell’acqua, sintonizzandosi con quello del proprio figlio grazie alla pratica e all’ascolto.
La pratica acquatica è soprattutto un momento di comunicazione e apprendimento, i genitori comunicano con il proprio bambino attraverso un linguaggio sensoriale ed emotivo e lo conducono attraverso la scoperta delle leggi fisiche che condizionano il suo accrescimento e movimento nell’acqua.
L’acqua dona tanto al neonato, lo fa crescere nell’utero della mamma e lo fa crescere nel mondo reale, l’immersione nell’acqua:
• Calma e rilassa il neonato, l’acqua esercita un micro-massaggio benefico sulla pelle e stimola movimenti dolci che rilassano la muscolatura;
• Il movimento provoca la liberazione di endorfine, le quali regolano il benessere e la serenità, l’appetito migliora e anche il sonno è più profondo e tranquillo e
questo l’ho sperimentato portando mia nipote di 20 mesi in piscina, la quale, dopo essersi divertita in acqua, divorava qualsiasi cosa le si metteva davanti e
poi crollava per tre ore ininterrotte di sonno;
• I bambini imparano ad eliminare il catarro dal naso e dalla gola;
• Con il supporto dei genitori, il piccolo impara ad essere autonomo anche in ambienti diversi dall’acqua, si sviluppano coraggio, fiducia, autostima e sicurezza, si rafforza la relazione con i genitori e la socializzazione è favorita dalla presenza degli altri bambini;
• In acqua i genitori si sentono più liberi e trovano nuovi modi per giocare comunicare con il piccolo.
La cosa più importante che un istruttore di acquamotricità deve ricordarsi è che il bambino non deve mai in nessun modo essere forzato a fare cose che in quel momento non vuole fare, il neonato è competente, bisogna solo dargli supporto, gli si forniscono gli strumenti, per questo la cosa più importante è cercare di creare un ambiente facilitante in cui il neonato possa provare l’esperienza di una sperimentazione casuale facilitata, è un’ apprendimento per esperienza diretta ed indiretta, vi è una partecipazione fisica ed emotiva tra i pari del gruppo, avviene il così detto mutuo insegnamento , il bambino osserva il pari più bravo per imparare.
Bisogna saper leggere gli atteggiamenti di apertura e disponibilità del bambino, ogni bambino è propenso a fare determinati esercizi, ma non bisogna obbligarli, ci possono essere neonati che necessitano ancora del contenimento e quindi si lasciano tranquilli a contatto con il genitore senza insistere negli esercizi.
Martina Gioco
Sitografia
http://www.ilmiobaby.com/imbol/pages/vitaAcqua/daPicc.jsp
http://www.nostrofiglio.it/il-bebe/cura-salute/a-scuola-di-acquaticita.html
http://vivalamamma.tgcom24.it/wpmu/2011/05/un-tuffo-in-piscina-anche-per-i-neonati-e-un-toccasana/
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