Tesina validata

Viaggio nella simbologia dell’acqua

Di Federica Simoni

Sommario

  • Acqua genitrice della vita.
  • Simbolismo dell’acqua nelle religioni.
  • Simbolismo dell’acqua nella preistoria, nella mitologia e in generale nelle varie civiltà del mondo.
  • Simbolismo dell’acqua nella psicoanalisi.
  • Simbolismo dell’acqua nella filosofia.
  • Simbolismo dell’acqua nella musica.
  • Simbolismo dell’acqua nella poesia.
  • Parte finale, che riallacciandosi al concetto iniziale dell’acqua che dona la vita, dimostra come si possa tornare all’acqua attraverso la morte.
  • Conclusione con la similitudine tra il percorso dell’acqua e quello di una gestante.

 

VIAGGIO NELLA SIMBOLOGIA DELL’ACQUA

Un giorno la terra emerse dalle acque per l’opera creatrice di Dio, e come ogni bambino esce dalle acque amniotiche per vedere la luce, così l’emersione, che segue ad un’immersione nel mikvè, ripete simbolicamente ogni volta un processo di rinascita”

Con questa riflessione di Mirjam Viterbi Ben Horin, dottoressa neurologa e psichiatra, residente a Gerusalemme che ha dedicato buona parte dei suoi studi all’inconscio collettivo ebraico, voglio aprire il mio percorso nell’affascinante mondo della simbologia dell’acqua.

Nella bibbia troviamo per ben tre volte il riferimento al mikvè, ma che cos’è questo mikvè?
Fin dai tempi antichi della religione ebraica, ma ancora ai giorni nostri, il mikvè rappresenta una piscina per le immersioni rituali dei proseliti, in altre parole per coloro che si convertono all’ebraismo.
Tale piscina deve corrispondere a criteri precisi: deve essere costruita nel terreno o ad esso connesso; deve contenere una quantità d’acqua sufficiente ad un’immersione totale; l’acqua deve essere piovana e non può essere veicolata in alcun modo attraverso tubature o contenitori, non può quindi avere interferenze artificiali.

Ora mi dico, non è forse così anche il liquido amniotico in cui nuotiamo per nove mesi?
Non è forse situato nel “terreno” del grembo materno?
Non è forse presente in quantità sufficiente ad avvolgerci completamente?
Non è forse quanto di più naturale e non indotto artificialmente possa esserci?
La mia risposta a tutti questi quesiti è un sonoro sì: così come l’acqua del mikvè, grazie all’immersione ed in seguito all’emersione, ci porta alla rinascita simbolica, il liquido amniotico del grembo materno c’immerge per nove mesi per poi farci emergere alla vita.
Paradossalmente si può parlare d’acqua che dona la vita, ma anche la morte.

 

 

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Personalmente voglio interpretare quest’aspetto della morte legato all’acqua in maniera assolutamente positiva: tomba e luogo di rinascita non sono, infatti, in contraddizione.
Laddove si rinasce è necessario prima morire, questa è la filosofia della maggior parte delle religioni, in altre parole, la morte del corpo terreno ci permette la rinascita dello spirito e dell’anima ad un’altra vita. Rimanendo al tema della gravidanza, anche qui si può applicare il concetto della vita che scaturisce da una morte precedente.
Al momento della nascita, infatti, il piccolo lascia l’ambiente in cui ha vissuto per nove mesi e rinasce ad una nuova vita: la sua vita nel grembo materno “muore”, attraverso il parto ha una fase di transizione, che si conclude con una nuova nascita, la nascita dell’essere umano alla vita terrena.

Nel mikvè così come nel grembo materno ci troviamo in una situazione transitoria, in un punto di confine fra un passato che non è già più e un futuro che non è ancora.
La dottoressa Mirjam chiude con una considerazione che qui riporto perché pienamente d’accordo: “l’immersione nelle acque della rinascita, come fattore psichico, non è legato a date. Il cammino individuale non conosce giorni precisi, né circostanze precise; ogni momento può essere quel momento: cioè l’attimo in cui noi siamo chiamati a tuffarci nelle acque dello spirito, pronti a morire ed a rinascere”.

Aggiungerei solamente una riflessione personale e più pratica se vogliamo: il nostro cammino di esseri umani e più nella precisione di donne, non è forse legato ad un fattore d’istinto e percezione piuttosto che ad un fattore temporale e razionale?
Il famoso istinto materno non è forse qualcosa che arriva all’improvviso, irrefrenabile e quasi indispensabile?
Nemmeno la stessa gravidanza può essere programmata, certo la scienza e la medicina hanno fatto passi da giganti, ma il processo naturale e biologico che avviene nel ventre materno al momento del concepimento non segue i nostri orologi, non può essere razionalmente organizzato ed è proprio per questo che è quasi “magico”: non sappiamo quando sarà il preciso momento in cui saremo chiamati a tuffarci nelle acque del mikvè per rinascere alla vita.

Riallacciandomi al rapporto tra gestanti ed ambiente acquatico, oserei affermare che ogni qualvolta esse s’immergono in acqua, rivivono sostanzialmente questa sensazione di rinascita grazie alle regressione.
L’acqua, infatti, c’induce a rallentare i nostri ritmi, c’induce ad ascoltare in silenzio le emozioni e le sensazioni del nostro corpo, riportandoci alle origini, in altre parole ad una situazione assolutamente naturale senza condizionamenti esterni. L’acqua favorisce le relazioni e la comunicazione, perché in essa ci sentiamo più liberi, cambia il nostro concetto di spazialità e siamo più portati alla condivisione. Esistono delle comunicazioni profonde tra le parti interne del nostro corpo, che avvengono grazie sempre all’acqua.

Pensiamo, per esempio, a quanto sono importanti le acque corporee, che trasportano informatori, come ormoni, neurotrasmettitori, linfociti ed altre cellule agli organi.
Acqua, dunque, come elemento che dona la vita e che mantiene in vita. Essa è, infatti, ritenuta fondamentale e si carica di molteplici simbolismi in tutte le religioni, come di seguito analizzerò.
Fin dall’antichità si parla dell’acqua come fonte originaria della vita e le religioni dalla Genesi alla mitologia Indù, dall’Islam al Corano, citano l’acqua come luogo di nascita delle creature animate e inanimate dell’Universo.
L’acqua viene espressa come principio cosmico femminile, anima del Mondo, Madre per eccellenza, genitrice di vita.

Quest’aspetto femminile lo esprime attraverso attributi di passività, accoglienza, recettività. Il suo stato liquido la rende libera da qualsiasi vincolo e le dà la capacità di trasformarsi e assumere qualsiasi forma, riempiendo gli spazi e colmando i vuoti.
È l’elemento che mette in comunicazione, crea un ponte tra lo spirito e la materia. Se l’acqua è simbolo della vita e la vita nasce dall’amore, l’acqua è anche simbolo dell’amore che, come l’acqua abbraccia senza stringere.
In generale si può affermare che l’acqua, così come può pulire materialmente può “lavare” anche l’anima dal peccato, per questo motivo nelle varie religione essa viene utilizzata attraverso formule e rituali o attraverso persone investite di potere religioso.

Nella religione romana e italica troviamo già i riti di purificazione, attraverso le frequenti cerimonie di lustrazione, che avevano lo scopo di purificare persone e luoghi fisici attraverso l’aspersione di acqua. Inoltre, per i romani era oggetto di culto, la fonte dedicata alle Camene (ninfe delle fonti), perchè si riteneva, che le sue acque avessero il potere di risanare gli infermi.
La religione ebraica, già nominata in precedenza, afferma che all’inizio della Creazione lo spirito di Dio aleggiasse sulle acque, l’acqua vista quindi come manifestazione di Dio.
Tutto l’antico Testamento esalta il segno di benedizione dell’acqua: il Diluvio e il passaggio attraverso il Mar Rosso segnano la sua forza distruttrice, ma anche la rinascita dell’umanità.
Soffermandosi sul tema del diluvio, abbiamo un chiaro esempio di come l’acqua diventa un mezzo per distruggere ogni forma di vita impura, allo scopo di dare vita ad un nuovo mondo purificato.
Per la religione cattolica il rituale del battesimo esprime bene il significato rigeneratore di purificazione dal peccato originale. L’acqua assume quindi un significato di purificazione ed iniziazione.

Gli ortodossi hanno la tradizione, durante il rito del battesimo, di immergere completamente per ben tre volte il neonato nella fonte battesimale. I musulmani possono compiere la loro preghiera rituale solo in uno stato di purezza e in un passo del corano si legge:
“Nessuno può rifiutare l’acqua in eccedenza senza peccare contro Allah e contro l’uomo”.
Distogliendoci dall’analisi delle religioni vorrei fare un ulteriore passo indietro alla preistoria.
Per l’uomo primitivo che viveva in stretto contatto con la natura, le cose veramente importanti erano poche e riconducibili ai quattro elementi: il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua, considerati dunque “divini”.

L’acqua tra i quattro elementi è il più presente nella speculazione simbolica, perchè esso più di ogni altro si carica di significati legati all’origine della vita e rappresenta per eccellenza il principio vitale che penetra le cose della natura.
Nel corso degli anni l’acqua ha assunto significati a livello religioso, mitologico, letterario, mantenendo sempre la connotazione di elemento puro e purificatore, ma nello stesso tempo misterioso e inquietante.
Nell’immaginario collettivo l’acqua non ha mai perso completamente la connotazione cosmica di elemento originario, alla stregua del liquido amniotico dell’ambiente protettivo intrauterino.

Propongo un salto dalla preistoria agli antichi greci, perché nella mitologia troviamo, guarda caso, tanti riferimenti simbolici legati all’acqua. Nei miti greci si narra che da Oceano, il figlio maggiore di Urano e Gaia, si generarono tutti i mari, i fiumi, le fonti, i laghi e tutte le sorgenti di acqua dolce e salata.
Nell’epica omerica, in particolare, il dio del mare era raffigurato da Poseidone, che esercitava il proprio potere su tutti i mari.
Sarebbero migliaia le citabili leggende e credenze greco-romane, che vedono protagonista l’acqua, ma per amor di sintesi riporto quella che mi ha più affascinata, vale a dire il mito di Egeria.

Egeria era la ninfa che secondo la tradizione sarebbe stata amante e musa ispiratrice di Numa Pompilio.
Alla morte di questi, gli dei impietositi dal suo dolore la trasformarono in fonte, a simboleggiare l’eternità di quell’amore.
L’acqua può anche assumere le funzione di specchio, così come dimostra il mito di Narciso.
Essa permette di scoprire la bellezza e raggiungere la consapevolezza di sé (narcisismo positivo), ma poi Narciso sbaglia, dando amore solo a se stesso e spezzando il compimento del proprio ciclo vitale ritorna alla madre (narcisismo negativo).
Inoltre l’acqua è collegata alle profezie degli oracoli, infatti, spesso, una profezia veniva rivelata attraverso una fontana o una sorgente oppure erano gli stessi siti oracolari che terminavano con una fonte, come gli oracoli di Apollo a Didima, Delfi e Rodi.

Tornando però ad un passato un po’ più recente, in Messico il primo lavaggio di un neonato avveniva tra litanie di ringraziamento alla dea dell’acqua, considerata la vera madre del bambino.
Ungheresi e Finnici pregavano la madre acqua, simile alla madre terra, per avere figli. In Gambia le donne con problemi di fertilità s’immergevano e s’immergono ancora oggi negli stagni del coccodrillo sacro, perché le loro acque sono ritenute propizie al concepimento.
Gli Aztechi pensavano che la pioggia fosse il seme del dio della tempesta Tlaloc, quindi sottolineavano l’importanza dell’acqua che attraverso la pioggia feconda la terra. Perfino la luna può essere paragonata all’acqua o addirittura, in talune circostanze, viene citata come la “Signora Delle Acque”, perché essa domina le acque, sia corporee, sia degli oceani, inoltre domina i sentimenti, le emozioni.
Ho parlato fin’ora di civiltà antiche e di usi e costumi del mondo collegati all’elemento acqua, ma ora intendo tornare al presente, alla realtà degli operatori che, come me, dovranno affrontare la delicata gestione di un corso in acqua per gestanti.
A mio parere si rende necessario, nella pratica dei corsi per gestanti ambientati in piscina, infondere tranquillità e armonia, senza troppe filosofie e spiegazioni. Ogni singola persona troverà la propria dimensione, soprattutto nella fase del rilassamento e potrà compiere il proprio viaggio interiore magari verso le origini, verso la preistoria, perché no?

Come ci ricordava, infatti, il Dott. Oliva, il neonato che nasce oggi è sempre uguale al neonato di cinquanta anni fa, ma anche di secoli fa.
La loro struttura fisica e le loro esigenze al momento della nascita sono sempre le medesime.
Siamo noi adulti che siamo cambiati adeguandoci alle società in rapido sviluppo. Ma non dimentichiamoci che il nostro piccolo quando nasce questo non lo può sapere, quindi siamo noi adulti che dobbiamo sottometterci e rallentare i nostri ritmi per le sue esigenze, che nei tempi, ribadisco, non sono mai cambiate.
La mia riflessione personale è che più vado avanti in questa ricerca, più si rinforza in me la consapevolezza del valore energetico, spirituale e benefico, che l’acqua può svolgere sulle persone che vi sono immerse.
Questi effetti sono sicuramente ancora più apprezzabili per una donna in dolce attesa, momento della vita in cui il corpo richiede di rallentare, richiede un modello psicomotorio non aggressivo, momento in cui si ha bisogno della mobilizzazione non violenta delle articolazioni, in particolare quelle della colonna vertebrale e del bacino, per non parlare della necessità di riattivare il flusso sanguineo a vantaggio di una migliore circolazione.

Tutti questi bisogni sono ampiamente soddisfatti dall’acqua, e meglio ancora attraverso un corso in acqua per gestanti, che dia loro tutto il tempo di creare un personale rapporto con l’elemento acqua, senza trascurare ovviamente l’aspetto motorio.
L’attività in acqua facilita la riflessione, poiché conduce ad una diversa percezione del tempo. Ci da modo di concentrarci su di noi e sulle nostre percezioni, fornendoci la possibilità di fare esperienze ed eventualmente anche modifiche sui nostri vissuti corporei In un certo senso l’acqua è l’elemento catalizzatore nell’attivazione dell’apparato senso-motorio e determina un’atmosfera giocosa. In un corso in acqua per gestanti, dovrebbe sempre esserci un giusto rapporto tra attività dinamica e aerobica e aspetto sensoriale e psicologico.
Entrambi gli aspetti sono fondamentali per soddisfare quei famosi bisogni di cui parlavamo prima, si fondono insieme creando una giusta attività psicomotoria.

A livello fisico, l’acqua facilita i movimenti, consente il rilassamento, grazie all’omogenea distribuzione del peso su tutte le articolazioni evitando di sovraccaricare la regione lombo-sacrale.
In parole povere consente un maggior condizionamento fisico con minor fatica.
Nel campo della psicoanalisi (Freud e Jung) viene affidata una grande importanza all’elemento acqua, essendo, infatti, l’acqua materna il primo contatto per gli esseri umani con la vita.
Secondo Jung la proiezione dell’immagine materna sull’acqua conferisce a quest’ultima delle qualità quasi magiche, peculiari della madre, come quelle di dare la vita, appunto attraverso l’acqua.
Nei sogni e nelle fantasie, inoltre, il mare, o una qualsiasi vasta distesa di acqua, significa l’inconscio.
Anche quest’ultimo può essere collegato all’aspetto materno dell’acqua, perché esso viene considerato in psicoanalisi come madre o matrice della coscienza. Vorrei riportare di seguito alcune considerazioni del filosofo francese Bachelard, in special modo quella che mi ha affascinata maggiormente e con la quale mi trovo perfettamente d’accordo.

Egli ci fa notare che il latte materno ci porta ancora a pensare all’acqua come ad un elemento femminile.
L’acqua del mare, per esempio, è liquido e cibo vitale per migliaia di pesci che lì vivono e che si nutrono inconsciamente di particelle infinitesimali di cibo disciolte in esso, al pari di un bambino che si nutre al seno materno senza sapere cosa sta inghiottendo.
Nell’acqua non c’è ricerca di cibo, come c’è sulla terra, ma tutto scorre e fluttua insieme al liquido stesso.
Bachelard, afferma inoltre che l’acqua, tra tutti, è l’elemento che più si avvicina all’uomo per la sua analogia con la scorrevolezza: la vita dell’uomo scorre così come scorre un fiume nel suo letto.
Dunque abbiamo visto come l’acqua sia il principale nutrimento ed essenza della natura e della vita stessa, nonché una fonte di energia divina nel campo della spiritualità e il simbolo dell’inconscio primordiale e ancestrale nella psicoanalisi.

Svariate sono le simbologie ed i significati attribuiti all’acqua nella cultura, nella religione e persino nelle rappresentazioni artistiche di ogni popolo…..ma che relazione potrà mai esserci tra l’acqua e la musica?
Affronterò quest’affascinante argomento partendo da alcune riflessioni del compositore Fabio Piangiani.
Egli afferma che una prima similitudine tra acqua e musica si trova nello scorrere e nel fluire, movimenti che appartengono all’acqua come alla musica, quindi si trovano ad essere simbolo e manifestazione del procedere del tempo.
Nelle sue varie forme (fiume, mere, pioggia, neve, ghiaccio, nebbia…) l’acqua è come la musica, espressione della creazione infinita, che nel suo incessante mutare, rimane sempre se stessa.
Se ci pensiamo l’acqua produce musica e suoni: ad esempio l’infrangersi delle onde, il ticchettio della pioggia, il gorgoglio di un ruscello….
Non dimentichiamo quanti cantanti e compositori abbiano associato al loro lavoro l’elemento acqua: il mare, un fiume, un lago che potevano essere dispensatori di pace e allegria, ma anche di oscuri presagi.
Come non soffermarsi ora sul lavoro compiuto dallo scienziato e ricercatore giapponese Masaru Emoto?
Egli ha messo a punto una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi di acqua, come l’acqua di rubinetto di diverse città del mondo, l’acqua proveniente da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai di varie parti del mondo.
Le immagini osservate a microscopio mostrano come l’acqua sia quasi un nastro magnetico liquido in grado di registrare in modo molto sensibile le informazioni energetiche che riceve dall’ambiente.
Si rileva come l’acqua di torrenti e sorgenti incontaminati mostra dei bellissimi disegni geometrici nella struttura cristallina.
Al contrario, l’acqua inquinata, tossica o stagnante, mostra forma e strutture cristalline distorte e non armoniche.
Grazie agli studi sulla musico terapia, Emoto ebbe l’intuizione di esporre l’acqua alla musica per vederne gli effetti sulla struttura. Quest’esperimento ha evidenziato come l’acqua trattata con parole “positive”, forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole “cattive” reagisce in modo “negativo”, creando forme amorfe e brutte.
Questo ci dimostra sempre di più che l’acqua può avere notevoli effetti benefici se correttamente energizzata ed influenzata, pensiamo per esempio all’omeopatia ed ai fiori di Bach.

Proseguendo sul mio cammino di ricerca, vorrei focalizzare l’attenzione sul rapporto tra acqua e poesia, facendo due esempi che ritengo abbastanza significativi.
Partirò da Dante Alighieri e la sua “Divina Commedia”. In quest’opera Dante, nella parte riguardante l’inferno, cita i famosi due fiumi dell’oltretomba: Acheronte e Stige.
Il primo segnava il confine con l’oltretomba ed era attraversato dalle anime sulla barca guidata da Caronte, mentre le acque dello Stige erano considerate venefiche e rappresentavano la palude che circonda la città di Dite. Dante non si limita a dare solo un simbolo di connotazione negativa all’elemento acqua, infatti, nel paradiso cita altri due fiumi, il Lete e l’Eunoè, in cui le anime che stavano per passare in paradiso s’immergevano per cancellare la memoria dei peccati commessi in vita e rafforzare la memoria delle opere buone.
Riassumendo, nell’opera dantesca si vede come l’acqua può segnare un passaggio doloroso per i dannati dell’inferno, ma altresì un passaggio purificatore per i beati del paradiso.
Questo elemento accompagna gli svariati destini degli esseri umani nel bene e nel male. Particolarmente interessante risulta anche l’opera di Shakespeare, specialmente l’analisi di un passaggio della sua tragedia “Amleto”, quello in cui avviene la morte di Ofelia:

” …Le sue vesti si sparsero larghe e, come una sirena, la sostennero alquanto. Ed ella veniva cantando frammenti di vecchie arie, come colei che fosse inconsapevole della sua propria sventura, o come una creatura che avesse avuta origine in quell’elemento e che quasi vi si sentisse adattata e disposta dalla natura…”

In questo passaggio la regina Gertrude racconta la morte di Ofelia, attraverso la descrizione del paesaggio che circonda il ruscello in cui essa si uccide. Tale descrizione non ha nulla a che vedere con un paesaggio funereo, la morte sembra non avere nulla di tragico, perché Ofelia diventa un tutt’uno con l’acqua. Ofelia è una sirena che canta arie e si consuma lentamente andando incontro alla morte.
Ofelia è una creatura che nell’acqua ritrova il suo elemento, realizzando, paradossalmente, la pienezza della propria esistenza proprio nella morte. A tale proposito voglio citare l’analisi condotta sempre da Bachelard sul tema del suicidio femminile.
Egli sostiene che il suicidio in acqua sembra essere una pratica adottata particolarmente dalle donne, poiché quest’elemento costituisce un tragico richiamo soprattutto per loro. La morte in acqua, sempre secondo Bachelard, rappresenta la più “materna” delle morti: si nasce nell’acqua del liquido amniotico e si raggiunge nuovamente quest’elemento con la morte nelle acque che, per questo motivo, diventa simbolo del ritorno nel grembo materno.
Ancora una volta, l’acqua si presenta come elemento decisamente femminile. D’altronde, non è forse l’acqua, l’unico elemento che crea una dispersione totale? Ogni elemento possiede una propria dissoluzione, la terra ha la polvere, il fuoco il fumo, mentre l’acqua dissolve nel modo più completo, quindi ci aiuta a morire totalmente.

Vorrei concludere quest’affascinante viaggio sul simbolismo dell’acqua, attraverso alcune considerazioni che, a mio parere, riassumono il significato più profondo del tema svolto.
L’acqua è un liquido flessibile, si muove secondo le impressioni che riceve. L’acqua assimila, interiorizza, ammorbidisce, mescola, inibisce, omogeneizza, riempie e risolve, si espande, è profonda, ricettiva, purificante e terapeutica. Infine voglio concludere la mia ricerca con una similitudine tra il percorso dell’acqua e la vita di una donna.
L’acqua vince sempre, cedendo, cambiando forma, adattandosi alle circostanze, aggirando gli ostacoli che incontra, ma inesorabilmente dalla sorgente in cui nasce piano piano giunge al mare, diventando prima torrente e poi fiume in un continuo processo di trasformazione che è la sua vera forza.
Questo percorso assomiglia un po’ a quello che deve affrontare una donna in gravidanza, perché come l’acqua, ella cambia forma, si adatta alle circostanze, incontra ostacoli e paure, che deve avere la forza di riuscire ad aggirare, ma alla fine del percorso di nove mesi, giunge al suo mare, rappresentato dalla nascita del bambino che porta in grembo.
Così come l’acqua dalla sorgente ha l’unico scopo di giungere al mare ed è disposta ad affrontare ogni ostacolo, così la donna dalla sua nascita sviluppa un percorso ricco d’esperienze, gioie e dolori, che quasi sempre la porteranno alla sua naturale realizzazione suprema, quella della procreazione.
Il nostro piccolo contributo di operatori del settore dei corsi acquatici preparto, potrebbe essere quello di aiutare, anche se in minima parte, le future mamme ad affondare questa formativa, ma difficile esperienza della gravidanza e del cambiamento del proprio corpo.
Prevalentemente sull’ascolto delle loro percezioni, ma soprattutto delle loro emozioni, che saranno alla base di tutto il percorso della gravidanza, che culminerà con la nascita del bambino. Probabilmente noi operatori, io per prima, potremo commettere sbagli, ma credo che tutto sarà più semplice se impareremo ad affidarci ad una grande alleata che non può fallire: l’acqua.

SIMONI FEDERICA

Acquamotricista® Prenatale

 

 

 

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