Tesina validata
Danzare con il pancione
IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Da diversi anni, dopo aver concluso il mio percorso di studi pedagogici intrapreso in università, ero alla ricerca di corsi di formazione che potessero davvero appassionarmi e che, nella pratica, potessero coniugare le mie capacità e competenze professionali in ambito socio-educativo con quelle qualità e propensioni artistiche che ho sempre tenute vive in me dai tempi dell’infanzia sino all’età adulta.
In particolare, la decisione di iscrivermi al Corso di Gravidanzando® tenutosi a giugno del 2019 avviene per me in seguito ad un percorso importante dal punto di vista personale e familiare, iniziato due anni prima con la gravidanza della mia prima figlia.
Quel corpo che conoscevo e abitavo da sempre era in trasformazione giorno dopo giorno e non me ne sentivo più completamente padrona come prima, ma questo non mi spaventava, anzi mi incoraggiava a dedicarmi al movimento creativo e alla danza come ulteriori possibilità per ascoltare davvero i messaggi che il mio corpo mi stava mandando e vivere serenamente il rapporto con me stessa, con la vita che stava crescendo dentro di me e con il mondo esterno.
E mai prima di allora mi ero resa conto di quanto fosse importante la comunicazione non verbale e, una volta portata a termine la gravidanza, ho potuto sperimentare da vicino l’assoluta centralità del corpo e non della parola, quale veicolo di comunicazione tra esseri umani.
Nell’idea più comune tutti siamo portati a pensare che la prima unità di rappresentazione della comunicazione tra esseri umani sia il linguaggio.
Secondo Freud infatti l’uomo diventa soggetto soltanto quando termina il rapporto simbiotico con la figura materna e acquisisce la capacità di parola, come se il tempo antecedente a questa capacità non fosse sufficiente ai fini dell’interazione.
Gli autori successivi a Freud, quali Margaret Mahler, Daniel Stern e colleghi, però, non d’accordo, sostennero che il bambino mandi messaggi già prima della nascita, quindi il linguaggio della comunicazione deve considerarsi il corpo, quel corpo che comunica ancor prima da embrione nella pancia della mamma e che continua a farlo meravigliosamente una volta venuto al mondo.
Fin dalla nascita, infatti, il bambino possiede una propria soggettività poiché mette in atto, non attraverso la parola, ma attraverso il corpo, le due pulsioni opposte che caratterizzano la «formazione» di ogni uomo: l’individualità o differenziazione dagli altri e l’affetto ovvero l’unità con gli altri.
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Le conseguenze delle osservazioni di questi autori sono notevoli in quanto costringono a porre una maggiore attenzione alla comunicazione corporea, avvalorando la centralità che assume per tutti il lavoro sul corpo e con il corpo nell’interazione quotidiana. (Bernardi 2014, Downing 1995).
In realtà noi comunichiamo col corpo ancor prima che con la parola, il bambino trascorre nove mesi nella pancia della mamma di cui impara a riconoscere ogni suono e movimento.
Nell’utero materno il feto inizia a sviluppare gli organi di senso attraverso i quali può apprendere le informazioni che gli arrivano: sapori, rumori, la voce materna e così via.
Quello con la madre diventa quindi il primo legame sociale che il feto sviluppa e l’utero materno il primo ambiente di cui abbia esperienza. Se poi pensiamo a quante funzioni assolve la donna attraverso l’allattamento del suo piccolo, riusciamo a cogliere l’immensità del corpo.
Allattando la mamma non sta soltanto nutrendo il suo piccolo, ma lo sta anche accudendo, proteggendo, coccolando trasmettendogli calore e affetto, lo sta divertendo con uno scambio di costruzione di rapporto basato sui suoni e sui movimenti e gli sta imparando come stare in posizione.
Proprio considerando la complessità dell’esperienza di vita prenatale e del gesto dell’allattamento, di per sé molto naturale, il corpo materno assume un’importanza unica e straordinaria poiché veicola una serie di messaggi che in altro modo non potrebbe trasmettere.
Dunque il corpo è la lingua madre.
La comunicazione avviene attraverso il corpo, il contatto, lo sguardo. Anche se trasformati, stanchi, affaticati, i corpi trovano comunque un modo per comunicare tra di loro. Una carezza sulla pancia, una stretta di mano, un abbraccio, possono rigenerare.
IL SENSO DI GRAVIDANZANDO®
Il movimento e la danza fanno parte dell’uomo da sempre, dalle origini sino ad oggi diverse culture e diversi popoli hanno mantenuto viva la loro tradizione di balli e danze.
Ogni individuo a proprio modo attraverso il corpo esprime un movimento autentico, spontaneo, che permette di mettere insieme l’aspetto psichico e l’aspetto emotivo; nel movimento così concepito, il corpo viene utilizzato come veicolo per esprimere se stessi e il proprio mondo interiore.
Ecco allora l’importanza di proporre un corso di movimento creativo in gravidanza che, sempre riferendoci ad una condizione fisiologica, possa migliorare il benessere delle donne a trecentosessanta gradi.
Lo scopo di proporre un corso di danza per le donne in dolce attesa è quello di aiutarle a sentirsi meglio sia dal punto di vista fisico che emotivo, pertanto non è necessario saper ballare.
L’attività fisica crea un circolo virtuoso in quanto migliora la loro capacità respiratoria e circolatoria, riduce gli edemi e i fastidi, le aiuta a tenersi in forma divertendosi, ad esprimere la propria creatività e a prendersi un momento per sé, perché quando stanno bene le donne stanno bene anche i loro bambini.
A tale proposito, occorre tenere ben presente il trimestre di gravidanza delle donne partecipanti perché queste sono attraversate da cambiamenti fisici ed emotivi molto differenti nei diversi periodi.
«Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare una stella danzante»
(F. Nietzsche)
In generale, il corpo in gravidanza subisce delle modificazioni fisiologiche che ne influenzano il funzionamento non solo fisico, ma anche emotivo.
Cambiano il sistema nervoso, il metabolismo, la circolazione, la respirazione, l’apparato muscolo-scheletrico e gli ormoni… la danza senza alcun dubbio aiuta ad affrontare meglio questi cambiamenti, ma non li risolve del tutto, quindi è importante prevedere sempre delle pause frequenti e ravvicinate, permettere di mangiare qualcosa e di bere un pò d’acqua, e mantenere un atteggiamento non giudicante o minimizzante rispetto ai segnali che ci vengono mandati dalle future mamme poiché nessuna emozione è mai sbagliata o fuori luogo.
Il primo trimestre di gravidanza è caratterizzato dalla conflittualità, cioè dalla gioia per l’attesa del bambino, ma anche dalla paura per i cambiamenti che questo evento porterà nella propria vita.
Alcune donne avvertono fin dalle prime settimane piccoli cambiamenti nel loro corpo, come tensione al seno oppure il bisogno più frequente di urinare; potrebbero avere nausea o vomito al mattino.
La stanchezza che potrebbero provare è una richiesta del loro corpo che ha bisogno di rallentare il ritmo di vita per accumulare energia e per iniziare a trovare una via di comunicazione con il loro piccolo. In questo trimestre, pertanto, l’attività non è del tutto sconsigliata, ma deve essere più blanda.
Ci sono anche donne che non hanno disturbi e disagi in gravidanza, ma dobbiamo prevedere che qualcuna possa rallentare o fermarsi per una pausa. Il secondo trimestre è il periodo dell’armonia e del benessere, la conflittualità è scomparsa.
Le donne prendono consapevolezza del loro bambino che c’è e che cresce, iniziano a sentire che si muove e il bimbo inizia ad interagire con il mondo esterno.
Vivranno in questo periodo l’emotività e la creatività.
È un momento di grande simbiosi con il loro bambino, con il quale condivideranno persino i sogni.
Il terzo trimestre, invece, a livello emotivo è simile al primo poiché caratterizzato anch’esso da un po’ di paura relativa al distacco e al parto, percepito come un salto nel buio.
Questo periodo sarà per le future mamme una fase di transizione: si prepareranno alla cosiddetta “nidificazione”, cioè alla preparazione del nido per il loro piccolo e in un certo senso si prepareranno a “separarsi” da lui. Possono iniziare ad avvertire qualche contrazione spontanea e inizieranno a visualizzare, con il passare delle settimane, il momento del parto.
IL PERCORSO DI MOVIMENTO
Una volta compreso il target delle donne alle quali ci rivolgiamo, possiamo iniziare a pensare più nel dettaglio la proposta del nostro corso Gravidanzando® tenendo conto dei cambiamenti fisici ed emotivi che le stanno attraversando; se non abbiamo la possibilità di separare le donne per trimestri dobbiamo fare attenzione alle tematiche che andiamo a toccare, per evitare di farle sentire “diverse” o a disagio.
In linea generale, però, possiamo delineare una macrostruttura comune ai singoli incontri.
Si inizia con un rompighiaccio, ovvero 4-5 minuti preliminari al lavoro corporeo che permettono di ovviare all’imbarazzo iniziale.
Dopodiché, possiamo passare al riscaldamento, che va a coinvolgere le singole articolazioni e prevede sempre camminate con modalità e velocità differenti; questi esercizi introducono la sessione di lavoro corporeo vera e propria, che con diverse variazioni di ritmo e di tipologie di musiche aiuta le donne a concentrarsi su una specifica parte del corpo o le lascia libere di muovere tutto il corpo.
Terminata la sessione di lavoro corporeo, prevediamo il rilassamento e lo stretching per rilassare i muscoli e la mente, e infine la chiusura e il brainstorming per capire com’è andata, per dare spazio a ciò che hanno provato e sentito durante l’incontro e poter pianificare quello successivo proprio a partire dai loro feedback.
Un elemento che deve sempre essere presente nei nostri incontri è il gioco, la sfera ludica, del divertimento, che richiama la leggerezza e l’esplorazione. Devono divertirsi, rendendosi consapevoli delle proprie emozioni, sentimenti, aspettative, paure.
Un altro elemento importante è l’improvvisazione, che stimola l’ascolto e la fiducia verso di sé e verso gli altri. Le persone di solito non sono abituate ad ascoltarsi e a fidarsi di quello che pensano; possiamo cominciare con improvvisazioni strutturate e motivate, ovvero guidate attraverso le nostre indicazioni, per arrivare alla fine con improvvisazioni libere, che non essendo connotate da alcuna regola, presuppongono una fase di relazione più avanzata tra le componenti del gruppo.
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Ancora, possiamo utilizzare il contact a coppie per metterci in ascolto dell’altro, dove l’altro può essere il proprio bambino, un’altra mamma oppure possiamo coinvolgere i partner, per ridare la concezione della coppia familiare, dove c’è anche il papà. Infine, possiamo decidere di lavorare sul movimento nel gruppo, per scaricare la tensione, ed utilizzare balli di gruppo o balli in gruppo.
Le scelte possono essere molteplici, occorre sempre considerare la gradualità quale elemento caratterizzante non soltanto il singolo incontro, ma anche e soprattutto l’intero percorso. Inoltre, è indispensabile allenare la capacità di modificare in itinere ciò che ci eravamo prefissate di fare, se le condizioni attuali sono cambiate e non sembrano essere più adeguate o funzionali al nostro obiettivo.
La finalità del corso deve essere quella di migliorare l’umore e il benessere delle donne in gravidanza e, di conseguenza, favorire la costruzione di una rete sociale basata sulla condivisione e il supporto reciproco; pertanto adatteremo la nostra modalità di conduzione e gli esercizi che andremo a proporre sulla base del gruppo che incontreremo, nella convinzione che dietro ad ogni persona c’è una storia personale e familiare unica, che noi non conosciamo, e la dinamica del gruppo presenta caratteristiche maggiori, o meglio diverse, dalla somma dei singoli componenti.
di Federica Gurzì
Dott.ssa in Pedagogia
Istruttore metodo Gravidanzando®
Foto di Oriana Longo – Emozioni in Pixel
BIBLIOGRAFIA
• Bernardi C., Il teatro sociale. L’arte tra disagio e cura, Carocci editore, Roma, 2014
• Colombo B., Movimento creativo e gravidanza, Corso Gravidanzando®, Milano, 2019
• Downing G., Il corpo e la parola, Astrolabio, Roma, 1995 • García M. E., Plevin M., Macagno P., Movimento creativo e danza. Metodo García-Plevin, Gremese editore, 2006
• Macaluso C., Zerbeloni S., La danzaterapia, Xenia edizioni, 2015
• Payne H., Danzaterapia e movimento creativo, Centro Studi Erickson, 2013
• Poplawski T., Iniziazione all’euritmia. Le idee di Rudolf Steiner in pratica, Mediterranee Edizioni, 2012
• Rossi Ghiglione A., Pagliarino, Fare teatro sociale. Esercizi e progetti, Dino Audino Editore, Roma, 2011
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